I Racconti di Loredana
THE WITCH
L a tempesta infuriava già da parecchie ore, le nuvole pumblee cariche di pioggia continuavano a rincorrersi nel cielo come folli cavalli imbizzarriti.
La pioggia sferzava senza pietà lo sperone di roccia nera che sprofondava nel mare, un oceano di onde gigantesche e impazzite che lanciavano la loro bianca spuma oltre gli scogli, oltre la spiaggia scagliandosi furiose verso quel cielo infernale.
I pochi alberi solitari lontani dal bosco lottavano strenuamente contro quella furia, perché le loro radici non venissero strappate al cuore della terra.
Nessun animale tutt’intorno, nessun uomo, ogni essere vivente si era rifugiato in tane sicure ad aspettare tremante la fine di quell’inferno, eppure.. Laggiù, in lontananza, tra le ultime propaggini del bosco, una piccola figura si stagliava nel verde cupo della foresta. I lunghi capelli rossi sembravano ali di farfalla la portassero ad ondeggiare e volare nella furia degli elementi.
Il suo vestito color albicocca, il lieve gioiello che le incorniciava la fronte ed il suo sguardo sereno, pur in quell’inferno, ne facevano una creatura dei boschi.
Melusina era il suo nome, e nessuno sapeva di preciso quando era arrivata ne’ da dove ne’ quando se ne sarebbe andata.
Il mantello le volteggiava intorno, come impazzito ma lei rimaneva lì, immobile, con le mani che racchiudevano qualcosa che emanava un bagliore delicato ed iridescente, come una piccola sfera.
Lentamente sollevò le mani a coppa verso il cielo, muovendo le labbra in modo impercettibile. A questo gesto, solo per un istante, il mondo circostante rimase sospeso, ma fu solo un istante. La furia degli elementi si scatenò maggiormente, lampi violenti facevano tremare la terra zuppa di pioggia, mentre il cielo era illuminato quasi a giorno da quelle luci spettrali. Solo intorno alla magica figura sembrava ci fosse come una bolla di protezione, quando improvvisamente un lampo colpì la sfera illuminando la figura che la portava di un vivido bagliore azzurro.. e intorno, d’improvviso, tutto fu calma e silenzio.
La sfera era tornata trasparente, e la ragazza lentamente tornò sui suoi passi, dirigendosi verso un gruppo di case che si intravedevano in lontananza.
Erano giorni tristi quelli, in cui orde di fuorilegge sanguinari mettevano a ferro e fuoco ogni villaggio che attraversavano; dopo il loro passaggio solo morte e distruzione. Ecco perché Melusina era andata incontro alla tempesta, con il suo potere avrebbe protetto la buona gente del villaggio.
Al suo arrivo, tutte le persone le si strinsero intorno con occhi colmi di speranza; lei sorrise ad ognuno di loro e accarezzò le testine dei bimbi, poi, pronunciando sottovoce strane parole, camminò e camminò intorno a tutto il villaggio fino ad averlo percorso tutto nel suo perimetro. E allora,, lentamente ed in un modo quasi impercettibile, una nebbia azzurrina cominciò a calare tutt’intorno alle case ed il piccolo borgo sembrò galleggiare sulle nuvole, mentre le persone cominciavano a pregare seguendo le parole della giovane donna. Così, trascorse la notte.
All’alba, da lontano s’incominciò ad udire il clangore delle armi e le voci e le urla malvage dell’orda barbarica in arrivo. Cercavano il villaggio di cui avevano avuto notizia, e che sapevano ricco e ben fornito di viveri e giovani donne, Avevano già attraversato la foresta quando una nebbiolina azzurrognola li avvolse, facendo perder loro l’orientamento. Girarono e girarono, imprecando e bestemmiando, cercarono inutilmente il piccolo borgo. Poi, stanche e delusi, disorientati credettero di aver sbagliato strada e ripresero il loro cammino, portando altrove morte e distruzione.
Quando il pericolo finì, dolcemente la nebbiolina si dissolse e scomparve ed assieme ad essa era sparito anche Melusina, la bella fanciulla dai riccioli rossi.
Ma ormai, il villaggio, era salvo..
L a tempesta infuriava già da parecchie ore, le nuvole pumblee cariche di pioggia continuavano a rincorrersi nel cielo come folli cavalli imbizzarriti.
La pioggia sferzava senza pietà lo sperone di roccia nera che sprofondava nel mare, un oceano di onde gigantesche e impazzite che lanciavano la loro bianca spuma oltre gli scogli, oltre la spiaggia scagliandosi furiose verso quel cielo infernale.
I pochi alberi solitari lontani dal bosco lottavano strenuamente contro quella furia, perché le loro radici non venissero strappate al cuore della terra.
Nessun animale tutt’intorno, nessun uomo, ogni essere vivente si era rifugiato in tane sicure ad aspettare tremante la fine di quell’inferno, eppure.. Laggiù, in lontananza, tra le ultime propaggini del bosco, una piccola figura si stagliava nel verde cupo della foresta. I lunghi capelli rossi sembravano ali di farfalla la portassero ad ondeggiare e volare nella furia degli elementi.
Il suo vestito color albicocca, il lieve gioiello che le incorniciava la fronte ed il suo sguardo sereno, pur in quell’inferno, ne facevano una creatura dei boschi.
Melusina era il suo nome, e nessuno sapeva di preciso quando era arrivata ne’ da dove ne’ quando se ne sarebbe andata.
Il mantello le volteggiava intorno, come impazzito ma lei rimaneva lì, immobile, con le mani che racchiudevano qualcosa che emanava un bagliore delicato ed iridescente, come una piccola sfera.
Lentamente sollevò le mani a coppa verso il cielo, muovendo le labbra in modo impercettibile. A questo gesto, solo per un istante, il mondo circostante rimase sospeso, ma fu solo un istante. La furia degli elementi si scatenò maggiormente, lampi violenti facevano tremare la terra zuppa di pioggia, mentre il cielo era illuminato quasi a giorno da quelle luci spettrali. Solo intorno alla magica figura sembrava ci fosse come una bolla di protezione, quando improvvisamente un lampo colpì la sfera illuminando la figura che la portava di un vivido bagliore azzurro.. e intorno, d’improvviso, tutto fu calma e silenzio.
La sfera era tornata trasparente, e la ragazza lentamente tornò sui suoi passi, dirigendosi verso un gruppo di case che si intravedevano in lontananza.
Erano giorni tristi quelli, in cui orde di fuorilegge sanguinari mettevano a ferro e fuoco ogni villaggio che attraversavano; dopo il loro passaggio solo morte e distruzione. Ecco perché Melusina era andata incontro alla tempesta, con il suo potere avrebbe protetto la buona gente del villaggio.
Al suo arrivo, tutte le persone le si strinsero intorno con occhi colmi di speranza; lei sorrise ad ognuno di loro e accarezzò le testine dei bimbi, poi, pronunciando sottovoce strane parole, camminò e camminò intorno a tutto il villaggio fino ad averlo percorso tutto nel suo perimetro. E allora,, lentamente ed in un modo quasi impercettibile, una nebbia azzurrina cominciò a calare tutt’intorno alle case ed il piccolo borgo sembrò galleggiare sulle nuvole, mentre le persone cominciavano a pregare seguendo le parole della giovane donna. Così, trascorse la notte.
All’alba, da lontano s’incominciò ad udire il clangore delle armi e le voci e le urla malvage dell’orda barbarica in arrivo. Cercavano il villaggio di cui avevano avuto notizia, e che sapevano ricco e ben fornito di viveri e giovani donne, Avevano già attraversato la foresta quando una nebbiolina azzurrognola li avvolse, facendo perder loro l’orientamento. Girarono e girarono, imprecando e bestemmiando, cercarono inutilmente il piccolo borgo. Poi, stanche e delusi, disorientati credettero di aver sbagliato strada e ripresero il loro cammino, portando altrove morte e distruzione.
Quando il pericolo finì, dolcemente la nebbiolina si dissolse e scomparve ed assieme ad essa era sparito anche Melusina, la bella fanciulla dai riccioli rossi.
Ma ormai, il villaggio, era salvo..
IL NUOVO GIORNO
- L’alba era passata già da un pezzo, i raggi del sole indoravano ormai le colline tutt’intorno alla tenuta, mentre le stelle scolorivano pian piano in lontananza, e il rumore tenue dei campanacci del bestiame facevano da sottofondo
- Lei non si mosse, rimanendo ancora come abbandonata sul dondolo davanti alla porta finestra.
- Aveva passato là tutta la notte, guardando le stelle, lo splendido cielo estivo, ricordando, piangendo.
- Le lacrime, alla fine, si erano asciugate sul suo volto, e ormai non ne aveva più.
- Come in un sogno, ripensò agli avvenimenti degli ultimi giorni e come da un sogno avrebbe voluto svegliarsi, scoprire che nulla era veramente cambiato.
- Riandò con la mente a quella mattina, era un martedì..
- Come sempre si era alzata dal letto un po’ prima del suo uomo, sapeva che adorava svegliarsi con il profumo di una buona tazzina di caffè. E come sempre, era andata in cucina a preparare la moka badando a non far troppo rumore per non svegliarlo prima del tempo.
- Era indaffarata, appena fatto il caffè, a preparare il tavolo della colazione, tovagliette tazze zuccheriera spremuta d’arancia, e l’ottima crostata di mirtilli che gli piaceva tanto, quando all’improvviso udì un tonfo sordo al piano di sopra.
- Era un rumore strano, anomalo e che non si spiegava. Andò subito su, nella loro camera per capire e quello che vide le gelò il sangue nelle vene: lui giaceva in terra, abbandonato scomposto, come una marionetta rotta, lo sguardo dei suoi splendidi occhi azzurri opaco, perso nel vuoto: la vita si era ormai involata da quell’angelo, lasciando solo un vuoto corpo inanimato.
- A nulla erano valsi i suoi tentativi di risvegliarlo, le sue grida, il suo pianto disperato che aveva fatto accorrere immediatamente i loro vicini, impauriti da ciò che avevano sentito. Lui se n’era andato così, improvvisamente, lasciando il suo cuore in un oceano di disperazione.
- Ed il suo cuore avrebbe voluto chiudersi, inaridirsi per sempre, fino a fermarsi, fino a permetterle di raggiungerlo, lassù tra le stelle lucenti.. ma un flebile rumore la scosse, dolorosamente, teneramente, riportandola alla realtà: il loro bimbo, il frutto del loro amore, la creatura dagli stessi azzurri occhi del suo babbo la reclamava.
- Con un sospiro spezzato si alzò lentamente, dirigendosi verso la culla.
- Era l’alba del nuovo giorno..